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Storia della Chiesa di Sant'Agostino 

 

La Chiesa monumentale di S. Agostino nasce come edificio religioso ad uso di una comunità monastica. ll 23 ottobre 1279, infatti, dall’eremo di Santa Lucia di Larniano (presso Montecatini Val di Cecina), chiamati dal Comune di Volterra, giungevano in città il priore maestro Guglielmo e i frati eremiti Angelo e Giovanni per prendere formale possesso del convento, costituito allora da un pezzo di terra con case e piazza, adattate a dimora e chiesa degli Eremitani di Sant’Agostino. La documentazione relativa al convento di Sant’Agostino è piuttosto esigua e non ci consente di seguirne lo sviluppo passo dopo passo.

All’interno degli edifici sul lato sinistro della Chiesa sono ancor oggi visibili le vestigia dell’antico complesso monastico. Nel 1300 vi dimorava frate Agostino da San Gimignano, autore del bellissimo antifonario, riccamente miniato, che si trova esposto in questo Museo. Qui nel 1597, il padre Guglielmo Riccobaldi Del Bava favorì la nascita dell’Accademia dei Sepolti, la più antica istituzione culturale volterrana ancor oggi operante.

Prospiciente l’attuale Piazza XX settembre (già di Sant’Agostino), la Chiesa, iniziata nel secolo XIII, fu ricostruita in tempi diversi, come si vede chiaramente dalla facciata che non può dirsi barocca o tardo barocca, bensì un insieme di elementi settecenteschi (la superficie muraria intonacata del livello superiore) sovrapposti e sorretti da forme architettoniche di epoca antecedente (il paramento murario della base, poggiante sullo zoccolo decorato da fasce e formelle in marmo bianco apuano e verde serpentino). Sulla sommità della facciata, ai lati della croce, sono collocati i busti in pietra dei Santi Agostino, Monica, Nicola da Tolentino e Tommaso da Villanova, tutti legati alla spiritualità dell’Ordine degli Eremitani. La Chiesa venne consacrata nel 1580 dal vescovo Guido Serguidi e nel 1728 fu completamente restaurata e rinnovata, assumendo l’aspetto attuale.

L’interno è diviso in tre navate da due file di otto colonne per lato. Gli altari laterali risalgono ai secoli XVII-XVIII. Nel corpo della Chiesa, sia nel pavimento che nelle pareti si trovano le sepolture di diversi personaggi illustri legati alla città di Volterra, tra i quali ricordiamo in particolare, al primo altare di sinistra, Giusto Turazza (+1553), commerciante in cuoiami e fondatore del Pio Istituto dei Buonomini, un ente benefico di grande importanza per la storia della nostra città.

Entrando a destra, sulla parete di controfacciata, è stato collocato il monumento funebre in marmo del dotto canonico volterrano Alessandro Riccobaldi Del Bava.

Sempre nella navata destra, asimmetrica rispetto all’impianto strutturale, nel primo decennio del XVII secolo venne costruita la cappella della nobile famiglia Falconcini, dove oggi si trova esposto il duecentesco “crocifisso di San Pierino”, già appartenuto alla omonima compagnia laicale che aveva sede a poche decine di metri dalla chiesa, nei pressi della Porta a Selci.

Sulla zona presbiteriale, delimitata da una gradinata mistilinea con balaustra in marmo, si aprono tre cappelle. La centrale, con l’altar maggiore e il retrostante coro ligneo di epoca relativamente moderna. A sinistra la cappella delle Sante Spine, con la seicentesca tela di Baldassarre Franceshini, detto “il Volterrano”, raffigurante “San Tommaso da Villanova e Santa Chiara da Montefalco”, che fa da cornice al tabernacolo dove si custodisce l’insigne e miracolosa reliquia delle Spine della corona di Cristo, che nel 1612 ricevette l’omaggio della granduchessa Cristina di Lorena. A destra la cappella dei Santi Innocenti, dove oggi fa mostra di sé la “Madonna in trono tra i Santi Giovanni Battista e Bartolomeo”, detta “la Pala di Villamagna”, opera del 1521 di Giovambattista di Jacopo, alias “il Rosso Fiorentino”.

Sul lato sinistro della Chiesa, appena sotto il presbiterio, si apre poi la ricca sacrestia, con bancone e postergali lignei intagliati.

Sulla parete sinistra di controfacciata è visibile un affresco, qui collocato nel 1885, raffigurante la “Crocifissione con Maria, San Romualdo e la Maddalena”, opera quattrocentesca attribuita a Stefano di Antonio Vanni e proveniente dalla Badia Camaldolese dei Santi Giusto e Clemente.  

A Volterra il decreto di Napoleone del 25 aprile 1810 portò alla chiusura del monastero degli Agostiniani con la loro grande Chiesa annessa. Il Vescovo di Volterra, Giuseppe Gaetano Incontri, potendo salvare dalla vendita quelle chiese che fossero state elette a parrocchia, nel 1811 trasferì il titolo parrocchiale dall'antica Prioria di San Pietro in Selci nella Chiesa di Sant'Agostino, rilasciando San Pietro per servizio delle oblate maestre dell’attiguo Conservatorio.

 Dopo la soppressione della Parrocchia e la sua unificazione a quella della Basilica Cattedrale, con decreto del 29 giugno 2010 il vescovo Alberto Silvani ha stabilito di spostare il Museo Diocesano dalla storica sede del Palazzo Vescovile (ex canonica della Cattedrale) nella Chiesa di Sant’Agostino e nei locali adiacenti.

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